European Journal of Education Studies
ISSN: 2501 - 1111
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Volume 2│Issue 2│2016
ALCUNI TRATTI DEL VOCALISMO TONICO DI FÌAMURI ARBËRIT LA BANDIERA DELL’ALBANIA NEL QUADRO DELL’OTTOCENTO
Ardian Lami
Docente d'Italiano, University "Aleksander Xhuvani", Elbasan, Albania
1.
Introduzione
Il panorama storico-linguistico dell Italia postunitaria è molto complessa, basta
ricordare l impatto del modello unitario manzoniano, il fiorentino vivo, in larghi strati
della popolazione per capire il nuovo scenario creatasi dopo l unificazione nazionale.
Noi, invece, ci limiteremo ad esaminare la lingua dei giornali che sono un efficace
vettore di questa nuova sensibilità linguistica. L esame linguistico di testi non letterari,
in cui le preoccupazioni espressive passano in secondo piano, è un contributo nello
studio del processo della ricostruzione linguistica nel quale la lingua scritta della
tradizione letteraria per la maggior parte sotto l influsso di suggestioni culte e artistiche,
tende in questo periodo ad acquisire suoni, forme e costrutti dall uso vivo e corrente.
La lingua del nostro giornale, come la lingua dei giornali tardo-ottocenteschi, si
può collocare sulla scia della lingua letteraria tradizionale. Per dirla con Serianni «Le
caratteristiche essenziali che possiamo riguardare come tipiche e specifiche della prosa
giornalistica di questo periodo sono forse due (entrambe valide in una certa misura
anche ai nostri giorni): la grande eterogeneità dei registri espressivi e nello stesso tempo
la sostanziale omogeneità linguistica»1. Un altra ragione di questa omogeneità
linguistica è il fatto che De Rada, il direttore del giornale, traduce letteralmente
dall arbëresh in italiano oppure nel fiorentino colto ottocentesco, divenuto comune per
tutti. La sua volontà è quindi di attenersi ai fenomeni comuni e vivi della lingua
nazionale senza escludere delle oscillazioni interne al fiorentino coevo. Sotto tale profilo
procederà questo spoglio linguistico analizzando in dettaglio le forme alternate e quelle
che dimostrano una continuità di uno degli esiti.
1
Cfr. L. Serianni, Il secondo ottocento, (Storia della lingua italiana a cura di F. Bruni), (1990) il Mulino,
Bologna, 2008, p. 30.
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Ardian Lami ALCUNI TRATTI DEL VOCALISMO TONICO DI FÌAMURI ARBËRIT LA BANDIERA DELL’ALBANIA NEL QUADRO DELL’OTTOCENTO
Keywords: vocalismo tonico, giornali tardo-ottocenteschi, Fìamuri Arbërit
1.1
Dittongo mobile
Partiamo proprio dall alternanza tra dittongo uo) e monottongo (o) in sillaba libera. «I
tentativi dei manzioniani di abolire il dittongo uo sostituendolo dappertutto col
monottongo (non nuovo ma novo incontra fortissime resistenze [...] e finisce con l esser
respinto nell uso scritto generale, inclusi anche i fiorentini» 2 a quanto pare «l ondata
tardosettecentesca di o non è riuscita a sommergere il preesistente uo: investe la quasi
totalità delle forme ai livelli socioculturali più bassi, ma non attinge che parzialmente i
livelli medi e alti»3. L aggettivo nuovo cosi come in locuzione di nuovo si presenta col
dittongo fin dai primi numeri e rimane cosi fino alla fine, ma solo in un caso appare la
forma monottongata nova4. Anche gli allotropi (nuovi, nuova, nuove) mantengono in tutti
i casi il dittongo. La stessa situazione si presenta anche in buono5, in cui la forma
Cfr. B. Migliorini, Storia della lingua italiana, XII edizione Tascabili Bompiani, Milano 2007., p. 630. Si noti
nella stessa pagina la nota . Il ”roglio per es., fa che Frederico Guglielmo parli di un omo per bene nella
sua Vita di Federico il Grande; il Giorgini-”roglio e il Petrochi danno l assoluta prevalenza alle forme con o.
Si ricordi l apprezamento di Marina sul racconto Un sogno di Corrado Silla (Fogazzaro, Malombra,I,
cap.v): «che vi si dicesse bono e bona invece di quel buono e buona che bastano a rilevare un povero
ingegno, un uomo vergognosamente sfornito di dottrina filologica e di gusto»: si sente che il Fogazzaro
ironeggia .
3 Cfr. L. Serianni, Saggi di storia linguistica italiana, Morano, Napoli 1989, p. 152.
4 Cfr. «Fiàmuri», anno I, Num. 7, 30 aprile 1884, p. VI. Si noti che il Giorgini-Broglio nel Novo vocabolario,
Firenze 1870-1
d ora in poi G” rimanda da nuovo a novo. In questo caso è difficile stabilire a che
livello va attribuita questa forma monottongata, alla tradizione poetica che si confonde con la prosa
oppure a qualche omissione di stampa. “bbiamo detto in precedenza che l autore stesso cura la stampa
del periodico. Le occorrenze complete di nuovo aggettivo nel nostro periodico sono le seguenti: nuovo
Num. 2, 30 settembre 1883, pp. IV,VIII; nuovo, Num. 3, 20 giugno 1885, p. VIII; nuovo, Num. 4, 20 agosto
1885, p. VII; nuovo, Num. 12, 20 aprile 1886, p. IV; nuovo, Num. 2, 15 novembre 1886, p. VII; nuovo, Num. 4,
15 aprile 1887; nuovo, Num. 6, 15 agosto 1887, p. I; Le occorrenze complete di nuovo in locuzione: di nuovo,
Num 1, 20 luglio 1883, p. V; di nuovo, Num. 1, 20 luglio 1883, p. V; di nuovo, Num. 5, 30 febbrajo 1884, p. II;
di nuovo, Num. 8, 30 maggio 1884, pp. V,VI; di nuovo, Num. 9, 30 giugno 1884, p. I, V; di nuovo, Num. 4, 20
agosto 1885, p. I; di nuovo, Num. 5, 20 settembre 1885, p. I; di nuovo, Num. 6, 20 ottobre 1885, pp. I, V, VII;
di nuovo, Num. 8, 20 dicembre 1885, p. VII; di nuovo, Num. 9, 20 gennaio 1886, p. I, V, VI; di nuovo, Num.
10, 20 febbraio 1886, p. IV; di nuovo, Num. 12, 20 aprile 1886, p. VII; di nuovo, Num. 1, 15 ottobre 1886, p.
VIII; di nuovo, Num. 3, 15 marzo 1887, p. VII. Le occorrenze complete degli allotropi (nuovi, nuova, nuove):
nuovi, Num. 3, 15 dicembre 1883, p. II; nuovi, Num. 12, 30 otobre1884, p. III; nuovi, Num.2, 20 maggio1885,
p. III; nuovi, Num. 4, 15 aprile1887, p. IV; nuova, Num. 2, 30 settembre 1883, p. VII; nuova, Num. 5, 30
febbraio1884, p. IV; nuova, Num. 11, 30 settembre 1884, p. VI; nuova, Num. 4, 20 agosto 1885, p. V; nuova,
nuova Num. 5, 20 settembre 1885, p. II; nuova, Num. 5, 20 settembre 1885, p. VIII; nuova, Num. 1, 15 ottobre
1886, p. III; nuova, Num. 6, 15 agosto 1887, p. IV; nuove, Num. 7, 30 aprile 1884, p. III-IV; nuove, Num. 8, 30
maggio 1884, p. VII; nuove, Num. 10, 30 luglio 1884, p. I; nuove, Num. 7, 30 novembre1887, p. IV.
5 Mettiamo in evidenza che GB rimanda da buono a bono ma specifica che «nella pronunzia l u facilmente
sparisce; benché molti lo facciano ancora sentire in parecchi casi». Le occorrenze complete del nostro
periodico sono le seguenti: buono, Num. 2, 30 luglio 1884, p. III; buono, Num. 1, 30 aprile 1885, p. VIII;
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dittongata prevale sempre. La distribuzione diacronica della copia cuore/core si presenta
un po diversa dalle due precedenti nuovo e buono perché in questo caso la forma
monottongata core s incontra più spesso sfogliando le pagine del periodico,
confermando l uso frequente della forma monottongata in quegli anni. De Rada,
essendo influenzato da questa situazione, usa ambedue le forme 6 inclinandosi però sulla
forma dittongata.
Per quanto riguarda la coppia tuono/tono sembra che De Rada abbia le idee chiare,
cioè fa un uso differenziato delle due forme: la variante col monottongo nel significato
di intonazione e la variante dittongata nel significato rumoreggiare dell atmosfera .
Testimonianze ne sono: tuoni nel primo numero, Anno II, 10 aprile 1885 p. V, la forma
rizoatona del verbo tuonò nel primo numero 20 luglio 1883 p. VII, il corradicale frastuono
nel undicesimo numero del 20 marzo 1886 e tono usato tre volte nel Num. 4 del 15
gennaio 1883. Questa differenza semantica si propone all inizio degli anni trenta
dell ottocento7, perché prima la forma dittongata dominava in tutti i significati8. Invece
buona, Num. 3, 15 dicembre 1883, p. VIII; buona, Num. 7, 30 aprile1884, p. I; buona, Num. 8, 30 maggio
1884, p. VI; buona, Num. 4, 20 agosto 1885, p. I; buona, Num. 5, 20 settembre 1885, p. I; buona, Num. 9, 20
gennaio 1886, p. III; buona, Num. 1, 15 ottobre 1886, p. VII, VIII; buona, Num. 3, 15 marzo 1883, p. IV;
buona, Num. 4, 15 aprile 1887, p. VI; buona, Num. 6, 15 agosto 1887, p. II; buone, Num. 1, 20 luglio 1883, p. I;
buone, Num. 7, 30 aprile 1884, p. III; buone, Num. 8, 30 maggio 1884, p. III; buone, Num. 11, 30 settembre
1884, p. VI; buone, Num. 6, 20 ottobre 1885, p. VI; buone, Num. 20 dicembre 1885, p. I; buoni, Num. 10, 30
luglio 1884, p. IV, VI; buoni, Num. 4, 20 agosto 1885, p. II; buoni, Num. 7, 20 settembre 1885, p. III; buoni,
Num. 11, 20 marzo 1886, p. II, V; buon, Num. 7, 30 aprile 1884, p. IV; buon, Num. 11, 30 settembre 1884, p.
VII; buon, Num. 4, 20 agosto 1885, p. VIII; buon, Num. 9, 20 gennaio 1886, p. III; buon, Num. 10, 20 febbraio
1886, p. III; buon, Num. 2, 15 novembre 1884, p. VII.
6 Precisiamo che G” mette a lemma còre e cuòre ma mi sembra importante notare che, molto più che bono
o novo, nella prosa colta del settecento e ottocento core s incontrava spesso grazie all influenza della
poesia, in cui essa era ancora la forma più usata. Per vedere l uso di buono, cuore, nuovo nella prosa del
Sette-Ottocento cfr. G. Patota, L'Ortis e la prosa del secondo Settecento, Accademia della Crusca, Firenze
1987, pp. 22-24; G. Antonelli, Alle radici della letteratura di consumo: la lingua dei romanzi di Pietro Chiari e
Antonio Piazza, Istituto di propaganda libraria, Milano 1996, pp. 79-81; G. Antonelli, Tipologia linguistica del
genere epistolare nel primo Ottocento: sondaggi sulle lettere familiari di mittenti colti, Edizioni dell'ateneo, Roma
2003, pp. 89-90. Le occorrenze complete del nostro periodico sono le seguenti: cuore, Num. 1, 20 luglio
1883, p. II; cuore, Num. 3, 15 dicembre 1883, p. IV; cuore, Num. 4, 15 gennaio1883, p. VII; cuore, Num. 5, 30
febbraio 1884, p. III, IV; cuore, Num. 6, 30 marzo 1884, p. II; cuore, Num. 7, 30 aprile 1884, p. VIII; cuore,
(due volte) Num. 8, 30 maggio 1884, p. III; cuore, Num. 9, 30 giugno 1884, p. V; cuore, Num. 11, 30
settembre 1884, p. III e due volte p. VIII; cuore, Num. 12, 30 ottobre 1884, p. II; cuore, Num. 2, 20 maggio
1885, p. II; cuore, Num. 4, 20 agosto 1885, p. II; cuore, Num. 6, 20 ottobre 1885, p. IV, V, VI; cuore, Num. 8,
20 dicembre 1885, p. I, V, VII; cuore, Num. 11, 20 marzo 1886, p. III; cuore, Num. 12, 20 aprile 1886, p. VI;
cuore, Num. 1, 15 ottobre 1886, p. VIII; cuore, Num. 2, 15 novembre 1886, p. II, V,VII; cuore, Num. 3, 15
marzo 1887, p. IV; cuore, Num. 7, 15 novembre 1887, p. I; cuori, Num. 11, 30 settembre 1884, p. VII; cuori,
Num. 6, 20 ottobre 1885, p. IV; cuori, Num. 7, 20 novembre 1885, p. III; cuori, Num. 4, 15 aprile 1887, p. IV;
cuori, Num. 7, 15 novembre 1887, p. IV; core, Num. 1, 20 luglio 1883, p. VII; core, Num. 11, 20 marzo1886, p.
VI; cor, Num. 1, 20 luglio 1883, p. VIII.
I uesto pe iodo o e a ia o detto si p opo e l’uso diffe e ziato pe le due fo e « agio vuole
che nella luce di questo secolo si restutuisca il tuono alla olle a del ielo, ed i to i all’a o ia [...] la
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in scuola il dittongo prevale sempre, quindi nel periodico non troviamo nessun caso con
la forma monottongata. In totale troviamo 23 casi di scuola e 13 casi di scuole.
Sfogliando il nostro periodico notiamo un altra radice lessicale, quella di muovere,
che presenta una certa oscillazione. Il numero delle occorrenze è infatti limitato ma
sufficiente a dare un cenno dell uso alternato delle due forme dittongate e
monotongate9. Il verbo muovere nell infinito si presenta col dittongo cosi come il
derivato rizotonico smuove, invece, le altre forme rizotoniche e i derivati col
monottongo.
Muovere Num. 1, 20 luglio 1883, p. V; smuove Num. 1, 20 marzo 1886, p. V
Rimovono Num. 4, 15 gennaio 1883, p. VI; rimovan Num. 5, 20 settembre 1885;
movano, Num. 5, 15 maggio 1887.
Un altro caso interessante nel nostro periodico è suono e suonare. Il dittongo è presente in
suono come sostantivo, invece le forme rizotoniche e rizoatone del verbo e derivati
oscillano tra dittongo e monottongo. Sembra che De Rada segue la regola tradizionale 10
della tenuta del dittongo nel primo caso e nel secondo il monottongamento
fiorentinesco. Ecco le occorrenze totali nel nostro periodico:
suoni (due occorrenze) Num. 12, 30 ottobre 1884, p. I; suoni Num. 3, 20 giugno
1885, p. II; suoni Num. 8, 20 dicembre 1885, p. IV; suono Num. 5, 15 maggio 1887,
p. VI; suonava Num. 4, 15 gennaio 1883, p. IV; suona Num. 6, 30 marzo 1884, p. III;
sonano Num. 11, 30 settembre 1884, p. IV; sonare Num.12, 30 ottobre 1884, p. I;
lingua italiana verrà ad arricchirsi d una bella voce di schietta ed oggimai europea, ed a provvedere ad un
tempo al disconcio che nasce dadue opposte idee imprigionate nello stesso vocabolo». Cfr. G. Grassi,
Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana, Firenze 1832, p. 199.
8 Per ampliare l argomento si veda G. “ntonelli, Alle radici op. cit., p. 83; G. Antonelli, Tipologia linguistica,
cit., p. 89; A. Masini, La lingua di alcuni giornali milanesi dal 1859 al 1865, La Nuova Italia, Firenze 1977, p.
27.
9 Nella lingua sette-ottocentesca l uso della copia muovere/movere era abbastanza oscillante. Riferendoci a
G.Patota, L'Ortis e la prosa del secondo Settecento, Accademia della Crusca, Firenze 1987, pp. 24-25 possiamo
evidenziare che Foscolo aveva più a cuore le forme monottongate e cosi vale anche per altri, come Chiari e
Piazza, cfr. G. Antonelli, Alle radici, cit., p. 83; invece, Leopardi preferiva la forma dittongata, cfr. M.
Vitale, La lingua della prosa di G. Leopardi: le Operette morali , La nuova Italia, Firenze 1992, pp. 16-17.
Manzoni nella prima edizione de I promessi sposi usa entrambe le forme, invece, nella seconda solo quelle
monottongate, cfr. M. Vitale, La lingua di Alessandro Manzoni, 2a ediz., Cisalpino, Istituto editoriale
universitario, Milano 1992, p. 28. De Rada usa, invece, sia il dittongo sia il monottongo.
10 Quando Savini parla di questo caso ma anche del contesto prosastico contemporaneo afferma che suono
è «uno dei termini maggiormente resistenti alla riduzione del dittongo». Cfr. A. Savini, Scriver le lettere
come si parla: sondaggio sulla lingua dell’epistolario manzoniano (1803-1873), Centro Nazionale Studi
Manzoniani, Milano 2002, p. 4.
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risona Num. 2, 20 maggio 1885, p. III; risonò Num. 4, 20 agosto 1885, p. III; suona
Num. 4, 20 agosto 1885, p. III; sonano Num. 5, 20 settembre 1885, p. IV;
risonano Num. 5, 20 settembre 1885, p. VII; risonano Num. 9, 20 gennaio 1886,
p. V; suona Num. 10, 20 febbraio 1886, p. II; suona Num. 2, 15 novembre 1886, p.
VI; suona Num. 3, 15 marzo 1887, p. V; suoni Num. 4, 15 aprile 1887, p. III;
suonino Num. 5, 15 maggio 1887, p. VI; suonò Num. 7, 20 novembre 1887, p. II;
risonan Num. 7, 15 novembre 1887, p. V; sonò Num. 7, 15 novembre 1887, p. III;
suonano Num. 7, 15 novembre 1887, p. V.
Nel nostro testo abbiamo incontrato anche parole comuni che continuano senza
oscillazioni l uso del dittongo fuoco11, luogo/luoghi12, uomo e corradicali13 l avverbio
fuori/fuora14, le forme verbali vuole15, può16 e percuote17, suolo18, lenzuolo19, nuora20, vuoto21.
Per quanto riguarda l alternanza del dittongo ie e monottongo e in sillaba libera,
nel nostro periodico è relativamente più semplice perché nella maggioranza dei casi
prevale il dittongo. Le voci che si presentano sempre con la variante dittongata sono
cielo, piedi, insieme, pieno, pensiero, dieci, maniera, lieto, mietere, lieve, straniero, forestiero, i
verbi tiene, viene, avviene, conviene, contiene, appartiene22 ecc. Per quanto riguarda, invece,
l aggettivo leggiero23 possiamo dire due parole in più perché De Rada, come d altronde la
lessicografia del tempo, preferisce il dittongo ma nella 5a edizione del vocabolario della
Crusca si nota s.v. Leggiero è talvolta familiarmente LEGGERO . Il dittongo si usa in
chierico24 anche se in questo caso la lessicografia del tempo è più variegata. Il vocabolario
della Crusca 3a edizione rimanda a cherico, la 4a e la 5a edizione lo mettono al secondo
Le occorrenze totali di fuoco nel nostro periodico sono 13 e di fuochi 1.
Le occorrenze totali di luogo sono 21 e di luoghi 7.
13 Le occorrenze totali di uomo sono 29 di uomini sono 34 e uom 16 invece gentiluomo 1. GB mette a lema
omo.
14 Le occorrenze totali di fuori sono 21 di fuor 6 e di fuora 4.
15 Le occorrenze totali di vuole sono 14 di vuol 5 di vuolsi 6 di vuoi 6 di vuò 2. GB considera forma normale
vole.
16 Le occorrenze totali di può sono 3 di puote 2.
17 Le occorrenze totali di percuote sono 2.
18 Le occorrenze totali di suolo sono 5.
19 Le occorrenze totali di lenzuolo sono 2.
20 Le occorrenze totali di nuora sono 2.
21 Le occorrenze totali di vuoto sono 2.
22 Le forme dittongate prevalgono in quasi tutti i dizionari del tempo: N.Tommaseo, B. Bellini, Dizionario
della lingua italiana, Torino, Unione Tipografico- Editrice Torinese, 1865-1
d ora in poi T” Petrocchi;
Tramater; Crusca; GB ecc.
23 Ho riscontrato due casi di questo aggettivo: leggieri Num. 3, 15 dicembre 1883, p. VII; leggieri Num. 4, 15
gennaio1883, p. V.
24 Ho reperito un solo caso di chierici Num. 5, 30 febbraio 1884, p. IV.
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posto dopo la forma monottongata cherico, Tramater lo considera
cherico , invece Petrocchi lo considera come
lo stesso che
meno comune , T” mette la croce di
arcaismo su chierico e GB non lo nomina per niente. De Rada usa sempre la forma
monottongata in intero25 evitando completamente l alternanza intero/intiero, molto viva
nella lingua del romanzo nel settecento26 e all inizio dell Ottocento, benché alla fine del
secolo la forma monottongata sia prevalsa. Non ho riscontrato, inoltre, nessuna forma
dittongata nelle voci rizotoniche del verbo negare e derivati; invece il verbo possedere
presenta una certa oscillazione tra la forma dittongata e monottongata. Le occorrenze
totali sono:
posseggono, Num.7, 20 novembre 1885, p. II; posseggan, Num. 9, 20 gennaio1886, p.
II; possiede, Num. 2, 30 settembre 1883, p. II; possiede, Num. 9, 30 giugno 1884, p.
VIII; possiede, Num. 2, 30 novembre 1886, p. II.
1.2
Dittongo e monottongo dopo palatale
Un altro caso interessante è l alternanza tra dittongo uo e monottongo o dopo palatale.
L uso di uo al posto di o è molto vecchio nel tempo nella storia della lingua italiana,
addirittura risale ai primi documenti in volgare a Firenze27, ma solo alla fine del
cinquecento il monottongo si usa di più specialmente dagli stratti bassi e medi della
società fiorentina. Dopo la metà del sedicesimo secolo il monottongo si consolida ancora
di più grazie alle teorie bembiane, entrando a far parte anche della lingua delle persone
colte, cioè dei ceti più alti della società per diventare un fenomeno generale
nell ottocento28. De Rada invece usa il dittongo come nella tradizione della prosa, ma
Le ocorrenze di intero nel nostro periodico sono: intera Num. 1, 20 luglio 1883, p. I: intera Num. 4, 15
gennaio1883, p. IV: intera Num. 10, 30 luglio 1884, p. VIII: intera Num. 1, 10 aprile 1885, p. II: intera Num.
12, 20 aprile 1886, p. II: intera Num. 1, 15 ottobre 1886, p. I; intero Num. 7, 20 novembre 1885, p. VII: intero
Num. 5, 15 maggio 1887, p. IV.
26 Cfr. G. Antonelli, Alle radici, cit., p. 84.
27 Per vedere la riduzione del dittongoe monottongo dopo palatale nel fiorentino rimando a P. G.
Goidànich, Per la storia dell’o breve latino libero nella lingua letteraria e nella parlata civile di Firenze in «Atti
della R. “ccademia d Italia. Memorie della classe di Scienze morali e storiche», s. VII, vol. II, fasc. , Roma,
Reale “ccademia d Italia 1 1, pp. 1 -218.
28 Importante il caso di A. Manzoni, che nella revisione dei Promessi spossi eliminò il dittongo uo dopo
palatale sostituendolo col monottongo tranne che nella voce figliuolo. Cfr. L. Serianni, Il primo ottocento
(Storia della lingua italiana a cura di F. Bruni). Il Mulino, Bologna 1989., p. 140. Cosi facendo Manzoni pensò
di essere più vicino alla lingua dei fiorentini. Per la seconda edizione del romanzo, questo fenomeno è
stato analizzato a lungo da Vitale e D Ovidio. Cfr. F. D Ovidio, Le correzioni ai «Promessi Sposi» e la
questione della lingua, 4a ediz. Pierro, Napoli 1895, pp. 57-58 e M. Vitale, Lingua di Leopardi, cit., p. 28.
L alternanza uo/o dopo palatale non è del tutto fissata: per dirla con Serianni, «in un paio di forme uo è
possibile anche oggi, benché abbia sapore letterario: aiuola e giuoco, sostantivo e verbo». Cfr. L. Serianni,
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non manca qualche oscillazione, specialmente nelle voci figliolino e gioco. Vediamo per
esteso tutti i casi del nostro periodico:
figliuolo Num11, 30 settembre 1884, p. VIII; figliuolo Num12, 30 ottobre 1884, p. V;
figliuolo Num11, 20 marzo 1886, p. IV; figliuolo Num6, 15 agosto1887, p. V;
figliuola Num 4, 15 gennaio 1883, p. VI; figliuola Num 10, 30 luglio 1884, p. VIII;
figliuola Num 6, 20 ottobre 1885, p. VII; figliuola Num 8, 20 dicembre 1885, p. VI;
figliuola Num 9, 20 gennaio1886, p. V; figliuola Num 9, 20 gennaio 1886, p. VI;
figliuol Num 6, 20 ottobre1885, p. VI;
figliuoli Num 1, 10 aprile 1885, p. VI; figliuoli Num 10, 20 febbraio1886, p. VI;
figliuoli Num 2, 15 novembre 1886, p. V; figliuolanza Num 6,30 marzo 1884, p. VI;
figliuoletti Num 1, 20 luglio 1883, p. VII;
figliuoletta Num 11, 30 settembre 1884, p. I;
orciuolo Num 1, 20 luglio 1883, p. VIII;
Spagnuola Num 4, 15 gennaio 1883, p. V; Spagnuoli Num 4, 15 gennaio 1883, p. V;
giuoco Num 3,15 marzo1887, p. II;
giuocano Num 4, 15 gennaio 1883, p. V; giuocano Num 4, 15 gennaio 1883, p. VI;
giuochi Num 4, 15 gennaio 1883, p. V; giuochi Num 7, 15 novembre1887, p. V;
giocato Num 7, 15 dicembre1883, p. VI; giocavano Num 12, 20 aprile 1886, p. IV;
figliolino Num11, 30 settembre 1884, p. III; figliolino Num 11, 30 settembre 1884, p.
VIII.
1.3
Dittongo monottongo dopo consonante + r
Un altro tratto fonetico significativo è l alternanza fra dittongo e monottongo dopo
consonante + r29, molto raro nella seconda metà dell ottocento. Il primo caso, la
riduzione di (ie) a e ormai è un dato di fatto, dunque il dittongo in voci come brieve o
priego è scomparso, invece l alternanza uo/o dopo consonante + r persiste ancora,
addirittura afferma Piero Fiorelli «i giuristi napoletani hanno continuato a dir pruova
invece di prova fino a pochi deceni fa»30. De Rada, meridionale pure lui, usa il dittongo
Secondo ottocento, cit., p. , oppure [...] il dittongo regge ancora discretamente in aiuola (che Zingarelli,
Vocab. mette addirittura a lemma, con un rinvio da aiola) in figliuolo e anche in giuoco, (entrambe registrate
dallo Zingarelli in subordine rispetto a figliolo e gioco, ma senza le esplicite limitazioni d uso che si leggono
ad esempio per barcaiuolo- preceduto dalla croce di arcaismo - o per compagnuolo, definito «letterario» .
Cfr. L. Serianni, Il primo ottocento, cit., nota 43, p. 166.
29 Un analisi più ampia del dittongo dopo consonante + r si legge in “. Castellani, Saggi di linguistica e
filologia italiana e romanza, Salerno editrice, Roma 1980, pp. 17-24 e G. Patota, L'Ortis, op. cit., pp. 27-29.
30 Cfr. A. Castellani, Saggi di linguis., cit., p. 24.
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in una delle tre occorrenze della voce pruova31 sostantivo ed in altri casi, quali breve32
aggettivo, e nei verbi trovare33, ritrovare34, provare, pregare usa sempre il monottongo.
1.4
Alternanza o/u, e/i.
Per quanto riguarda, invece, dell alternanza o/u in parole tali come colto/culto, possiamo
dire che la forma aggettivale latina culto, ancora viva nella prosa dell ottocento, è
preferita dal De Rada. Nel nostro periodico infatti ricorre la forma in -u-:
pruova Num 6, 20 ottobre 1885, p. V; prove Num 12, 20 aprile 1886, p. II; prove, Num 4, 15 aprile 1887, p.
III.
32 Cfr. «Fiamuri», Num 10, 20 febbraio 1886, p. II; breve Num 4, 15 aprile 1887, p. VIII.
33 trovare Num 7, 20 novembre 1885, p. IV; trovato Num 11, 30 settembre 1884, p. I; trovate Num 6, 20
ottobre 1885, p. II; trovarono Num 1, 20 luglio 1883, p. IV; trovarono Num 1, 20 luglio 1883, p. IV; trovarono
Num 3, 15 dicembre 1883, p. VII; trovarono Num 8, 20 dicembre 1885, p. VI; trovarono Num 10, 20 febbraio
1886, p. V; trovi Num 1, 20 luglio 1883, p. V; trovi Num 4, 15 gennaio 1883, p. VI; trovi Num 12, 30 ottobre
1884, p. VII; trovi Num 10, 20 febbraio 1886, p. II; trovi Num 3, 15 marzo 1887, p. IV; trovi Num 4, 15 aprile
1887, p. V; trovi Num 6, 15 agosto 1887, p. VII; trova Num 9, 30 giugno 1884, p. IV; trova Num 12, 30
ottobre 1884, p. VII; trova Num 12, 20 aprile 1886, p. VIII; trova Num 2, 15 novembre 1886, p. II; trovo Num
6, 20 ottobre 1885, p. VI; trovo Num 4, 15 aprile 1887, p. VI; trovasi Num 2, 30 settembre 1883, p. VI; trovasi
Num 1, 15 ottobre 1886, p. III; trovasi Num 4, 15 aprile 1887, p. III; trovansi Num 3, 15 dicembre 1883, p.
III; trovansi Num 4, 15 aprile 1887, p. III; trovansi Num 12, 20 aprile 1886, p. I; trovansi Num 5, 20 settembre
1885, p. V; trovansi Num 5, 20 settembre 1885, p. VI; trovansi Num 4, 15 aprile 1887, p. VII; trovavansi Num
3, 15 dicembre 1883, p. III; troviamo Num 11, 30 settembre 1884, p. II; troviamo Num 3, 20 giugno 1885, p. I;
troviamo Num 5, 20 settembre 1885, p. VI; troviamo Num 5, 15 maggio 1887, p. I; troviamolo Num 7, 30
aprile 1884, p. VIII; trovavasi Num 6, 30 marzo 1884, p. V; trovavasi Num 4, 20 agosto 1885, p. VII; trovarsi
Num 3, 15 dicembre 1883, p. III; trovarsi Num 7, 15 novembre 1887, p. IV; trovan Num 11, 30 settembre
1884, p. IV; trovan Num 4, 15 aprile 1887, p. VIII; trovar Num 3, 15 dicembre 1883, p. VI; trovar Num 2, 15
novembre 1886, p. III; trovarne Num 2, 20 maggio 1885, p. I; trovò Num 3, 15 dicembre1883, p. VI; trovò
Num 4, 15 gennaio 1883, p. II; trovò Num 4, 15 gennaio 1883, p. V; trovò Num 2, 20 maggio 1885, p. IV;
trovò Num 5, 20 settembre 1885, p. VI; trovò Num 8, 20 dicembre 1885, p. I; trovò Num 9, 20 gennaio 1886,
p. VI; trovò Num 12, 20 aprile 1886, p. IV; trovò Num 12, 20 aprile 1886, p. V; trovò Num 12, 20 aprile 1886,
p. VI; trovò Num 1, 15 ottobre 1886, p. VII; trovò Num 7, 15 novembre 1887, p. V; trovò Num 7, 15
novembre 1887, p. VII; trovaronsi Num 7, 15 novembre 1887, p. II; trovata Num 4, 15 gennaio 1883, p. I;
troveranno Num 8, 20 dicembre 1885, p. VI; trovano Num 5, 30 febbraio 1884, p. II; trovan Num 11, 30
settembre 1884, p. IV; trovan Num 4, 15 aprile 1887, p. VIII; trovammo Num 10, 20 febbraio 1886, p. I;
trovavano Num 5, 30 febbraio 1884, p. IV; trovavano Num 11, 30 settembre 1884, p. VI; trovavanlo Num 3, 20
giugno 1885, p. VIII; trovava Num 5, 30 febbraio 1884, p. VI; trovava Num 10, 30 luglio 1884, p. VIII; troverebbero
Num 7, 15 novembre 1887, p. IV; trovarongli Num 2, 20 maggio 1885, p. III; si trova Num 7, 20 novembre 1885, p.
VII;
34 ritrovò Num 3, 20 giugno1885, p. III; ritrovare Num 3, 15 dicembre 1883, p. VII; ritrovato Num 1, 15
ottobre 1886, p. VI.
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culte, Num. 1, 2 gennaio 1883, p. III; culte, Num. 3, 20 giugno 1885, p. I; culta,
Num. 3, 15 marzo 1887, p. V; culta, Num. 10, 20 febbraio 1886, p. IV; culta, Num.
2, 15 novembre 1886, p. VII;
Non ho riscontrati casi dell alternanza e/i in parole come molteplice/moltiplice.
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