European Journal of Education Studies
ISSN: 2501 - 1111
ISSN-L: 2501 - 1111
Available on-line at: www.oapub.org/edu
Volume 3 │ Issue 3 │ 2017
doi: 10.5281/zenodo.291967
DIDATTICA DIGITALE:
LA SCUOLA CAMBIA CON LA SOCIETÀi
Graziano Giuseppe1, Martena Paolo2ii
1
I.C. "Serra", Crescetino (VC), Italy
2
I. C. "Serra" (VC), Italy
Abstract:
The school has always had the problem of the search for a compromise between the
metaphorization, i.e. the simplification of the phenomena and events to facilitate
learning, and the real world that appears complex and varied. Based international
organizations, especially the European Union, have, in different ways, encouraged the
school to change their teaching strategies aiming the acquisition of valuable skills in the
workplace and Italy, in particular, welcomed, with many national projects, this
invitation. The spread of digital in schools enables interactive teaching, where the
student is the protagonist and need to integrate knowledge of multiple areas and
process them in order to put them in his daily routine. It has been established that the
use of digital tools has physiological consequences on the development of the human
brain: it would become more able to make decisions and to filter information. Even
those with special educational needs are able to discover that the multimedia tools
allow the compensation of the difficulties due to their atypical cognitive development
and this fact facilitates their real inclusion in society. The massive spread of digital is
not, however, risk-free: students, in fact, they use information in a less critical way; they
risk a strong psychological dependence and have difficulty in the storage and use of the
specific vocabulary. For that reason, the digital skills, which are in the list of key
competences listed by the European Commission, should to be developed. This
competence is very multi-faceted and complex. Researchers there found three basic
dimensions: technological, cognitive and ethical. The first relates to the technical skills,
the second to learning and the development of critical skills, the latest in respect of
themselves and of others. Important mediator of the multimedia learning and the
i
DIGITAL TEACHING: THE SCHOOL CHANGES WITH THE SOCIETY
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Graziano Giuseppe, Martena Paolo
DIDATTICA DIGITALE: LA SCUOLA CAMBIA CON LA SOCIETÀ
acquisition of digital competence is the teacher. He has the task of guiding the students
through the much web information, to ensure their safety, to make truly functional
multimedia learning for everyone. The use of class platforms such as EDMODO, are
certainly very useful for this purpose, but it must be accompanied in the discussion and
in the use of tools, even traditional, that enrich the learning environment.
Keywords: digital learning, teaching strategies, digital skills
Abstract:
La scuola ha sempre avuto il problema della ricerca di un compromesso tra la
metaforizzazione, cioè la semplificazione dei fenomeni e degli eventi per agevolarne
l’apprendimento, e il mondo reale che appare complesso e variegato. Le Organizzazioni
Internazionali, specialmente l’Unione Europea, hanno, in diversi modi, incoraggiato la
scuola a cambiare le proprie strategie didattiche mirando all’acquisizione delle
competenze spendibili nel mondo del lavoro e l’Italia, in particolare, ha accolto, con
numerosi progetti nazionali, quest’invito. Il diffondersi del digitale nelle scuole
permette un insegnamento interattivo, in cui lo studente è protagonista e si trova a
integrare conoscenze di molteplici aree e a rielaborarle per metterle a servizio della sua
vita quotidiana. È strato dimostrato che l’uso di strumenti digitali abbia conseguenze
fisiologiche sullo sviluppo del cervello umano: esso sarebbe diventato più capace di
prendere decisioni e di filtrare informazioni. Anche i soggetti con bisogni educativi
speciali trovano nei mezzi multimediali degli strumenti in grado di compensare le
difficoltà dovute al loro sviluppo cognitivo atipico e ciò facilita la loro reale inclusione
nella società. La diffusione massiccia del digitale non è, tuttavia, priva di rischi: gli
studenti, infatti, usano le informazioni in modo poco critico, rischiano una forte
dipendenza psicologica e hanno difficoltà nella memorizzazione e nell’uso del lessico
specifico. Dovrebbero, per questo motivo, essere sviluppate le competenze digitali, che
sono nell’elenco delle competenze chiave elencate dalla Commissione Europea. Questa
competenza è molto sfaccettata e complessa. Alcuni ricercatori vi ritrovano tre
dimensioni fondamentali: tecnologica, cognitiva ed etica. La prima è relativa alle
capacità tecniche, la seconda all’apprendimento e allo sviluppo di capacità critiche,
l’ultima
al
rispetto
di
se
stessi
e
degli
altri.
Importantissimo
mediatore
dell’apprendimento multimediale e dell’acquisizione delle competenze digitali è
l’insegnante. “ lui spetta il compito di guidare gli alunni attraverso le numerose
informazioni del web, di vigilare sulla loro sicurezza, di rendere i sistemi multimediali
realmente funzionali all’apprendimento di tutti. L’uso delle piattaforme di classe, come
EDMODO, sono sicuramente molto utili a questo scopo, ma esso deve essere affiancato
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alla discussione e all’uso di strumenti, anche tradizionali, che arricchiscano l’ambiente
di apprendimento.
Parole chiave: didattica digitale, strategie didattiche, competenze digitali
1. Le competenze europee e la competenza digitale
Il concetto di competenza è molto complesso e ha avuto una lunga evoluzione nel corso
del tempo. I comportamentisti credevano che essere alunni meritevoli significasse
riuscire a restituire out–put quanto l’educatore aveva dato in–put), mediante una
prestazione osservabile e valutabile. Già i cognitivisti, negli anni successivi, avevano
spostato l’attenzione della ricerca pedagogica sui processi interni al soggetto
l’apprendimento era considerato una rielaborazione critica delle conoscenze pregresse.
Negli ultimi dieci – quindici anni hanno preso avvio, come prosecuzione del
cognitivismo, i filoni di studio pedagogico del costruttivismo e del socio –
costruttivismo. Secondo queste teorie, il processo di apprendimento è efficace solo se ha
come principale caratteristica quella di essere costruttivo, cioè di ricostruire ciò che il
soggetto già possiede tutti gli stimoli recepiti dall’esterno entrano nella mente
dell’individuo e si allacciano a conoscenze pregresse per costruire nuova conoscenza.
Bruner (1986) sottolinea la necessità di un apprendimento a spirale che possiede
tre principali caratteristiche:
1. Costruttivo;
2. Socioculturale: il contesto relazionale e socioculturale sono fondamentali per la
creazione della conoscenza;
3. Situato: ovvero legato a una situazione attinta dalla realtà.
Da queste teorie psico – pedagogiche nasce il concetto di competenza.
Le prime definizioni di competenza richiamano una visione comportamentista,
secondo la quale essa si identifica con una prestazione del soggetto osservabile e
misurabile. In pratica si faceva coincidere il concetto di competenza con quello di
abilità.
Negli anni seguenti, si assiste a un’articolazione progressiva del concetto di
competenza che Le Boterf (1994) riassume in modo efficace nel passaggio dal sapere, al
saper essere, al saper agire, inteso come sintesi tra il saper fare e il saper essere,
mobilitati in funzione di una situazione problematica.
Anche le linee programmatiche delle Organizzazioni Internazionali spingono
verso questa rivoluzione dell’istruzione, della formazione e dell’educazione che metta
al centro l’acquisizione di competenze.
Già nel 1993, la WHO (World Health Organization) invitava le agenzie formative
a farsi carico di una formazione spendibile dai giovani, sia nella vita quotidiana che nel
mondo del lavoro. Questo invito è stato accolto dalla Commissione Europea mediante i
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Libri Bianchi. Il secondo Libro Bianco (Cresson Flyun, 1995), in particolare, fa
riferimento a una società conoscitiva , cioè dotata di quei saperi organizzati di cui
ciascuno dispone per muoversi nel mondo .
Il Key Competencies for a Successful Life and a Well-Functioning Society, Rapporto
finale della Ricerca DE.SE.CO, 2003 , definisce le competenze come una costellazione e
ricerca le competenze chiave, valide per ogni settore della conoscenza. Individua
sostanzialmente tre competenze:
1. interagire in gruppi sociali eterogenei;
2. agire autonomamente;
3. usare strumenti in modo interattivo.
Nel documento Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa a competenze chiave per l'apprendimento permanente
[Gazzetta ufficiale L 394 del 30.12.2006, pag. 10] si individuano otto competenze chiave.
Le competenze chiave per l'apprendimento permanente sono una combinazione
di conoscenze, abilità e attitudini, necessarie per la crescita umana e professionale,
l’inclusione sociale e l’occupazione di ciascun individuo. Solo mediante l’acquisizione
delle competenza chiave, i cittadini riusciranno a muoversi in un mondo che richiede
flessibilità e capacità di creare relazioni sane e fruttuose, ottenendo equilibrio
psicologico e appagamento sociale. Le competenze chiave dovrebbero essere acquisite:
1. dai giovani alla fine del loro ciclo di istruzione obbligatoria e formazione,
preparandoli alla vita adulta, soprattutto alla vita lavorativa, formando allo
stesso tempo una base per l’apprendimento futuro
2. dagli adulti in tutto l’arco della loro vita, attraverso un processo di sviluppo e
aggiornamento delle loro abilità.
Le competenze chiave individuate sono:
1. la comunicazione nella madrelingua;
2. la comunicazione nelle lingue straniere;
3. la competenza matematica e le competenze di base in campo scientifico e
tecnologico;
4. la competenza digitale;
5. imparare ad imparare;
6. le competenze sociali e civiche;
7. il senso di iniziativa e di imprenditorialità;
8. consapevolezza ed espressioni culturali.
Si può notare che tutte queste competenze sono strettamente correlate e
trasversali. La competenza digitale, in particolare, è strettamente legata all’acquisizione
delle capacità linguistiche, all’aggiornamento scientifico e tecnologico, alle capacità di
apprendimento.
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L’informatica, inoltre, è veicolo per la diffusione degli usi e dei costumi dei
popoli e, opportunamente utilizzata, promuove lo scambio di idee, il senso civico e il
rispetto delle regole. Un’ opportuna rete web agevola anche l’incontro la tra la
domanda e l’offerta del mercato e quindi influenza lo sviluppo dello spirito
imprenditoriale.
Dopo aver sottolineato l’importanza del concetto di competenza, e, in particolare,
di competenza digitale, resta l’interrogativo aperto di come possa essere definito un
professionista competente nell’area digitale.
Sicuramente le competenze digitali hanno tre aspetti fondamentali (Calvani,
2009):
Cognitivo: che è strettamente correlato al contenuto che si vuole trasmettere;
Tecnologico relativo alla dimestichezza nell’uso della strumentazione
Etica: che si riferisce alla capacità di usare il digitale senza danneggiare nessuno
in nessun modo.
L’ azione didattica deve essere tutta mirata all’acquisizione delle competenze
digitali in questi tre aspetti. Dopo aver analizzato le conseguenze della politica europea
sull’organizzazione didattica italiana, ci si chiede quali siano i vantaggi e i rischi
dell’introduzione del digitale nelle scuole.
2. La digitalizzazione: il caso italiano
La scuola europea è da anni impegnata nel suo programma di digitalizzazione. In Italia,
in particolare, sono partite le classi 2.0. Esse prevedevano la realizzazione di laboratori
nelle classi, per offrire agli studenti ambienti di apprendimento innovativi. Dal 2009 al
2012 sono state coinvolte 416 classi di ogni ordine e un massiccio investimento pubblico.
Nel
l’osservatorio tecnologico del Ministero italiano ha rilevato che Il 99. % delle
istituzioni scolastiche ha un proprio sito web, il 58.3% utilizza forme di comunicazione
scuola–famiglia online, il 69.2% utilizza una tipologia di registro elettronico di classe
non è attualmente disponibile un dato accurato di diffusione per classe , il . %
utilizza il registro elettronico del docente e infine il 16.5% utilizza forme di gestione
centralizzata LMS (Learning Management Systems quali ad es. Moodle) per la didattica
e i suoi contenuti.
Per completare questo percorso il 27 ottobre 2015 è stato varato il Piano
Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), un documento pensato per guidare le scuole
in un percorso di innovazione e digitalizzazione, come previsto nell’ultima riforma
della Scuola (legge 107/2015 – La Buona Scuola).
Ci si chiede se questo massiccio investimento di denaro e di energie giovi
realmente all’apprendimento degli alunni o sia una delle tante panacee che si sono
alternate per anni e il cui valore è stato ridimensionato nel tempo.
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2.1 Vantaggi della didattica digitale
Gli strumenti informatici non sono semplici mediatori didattici, ma costringono gli
insegnanti a cambiare le strategie tradizionali per adottarne di nuove che rendano le
lezioni più partecipate e interattive.
Gli strumenti informatici, infatti, permettono di creare situazioni e ambienti in
cui gli alunni possono operare, da soli o in gruppo, per risolvere situazioni allestite ad
hoc dall’insegnante con lo scopo di accrescere le competenze degli alunni. Spesso ci si
chiede come fare per agevolare gli studenti nell’acquisizione delle competenze si può
raggiungere questo obiettivo solo mediante situazioni sfidanti situate che richiedano un
approccio cooperativo.
Per situato si intende un percorso strettamente connesso al mondo reale e non
solo astratto o teorico. L’approccio cooperativo è, invece, la costruzione della
conoscenze, ottenuta mediante l’integrazione dei saperi dei singoli elementi del gruppo
le cui conoscenze, abilità e competenza si amplificano a vicenda.
Gli strumenti interattivi e le piattaforme di lavoro sono sicuramente molto utili a
questo scopo.
I ragazzi nati dopo l’anno
, inoltre, sentono gli strumenti digitali
particolarmente adatti alle loro esigenze d’apprendimento. Essi sono detti nativi digitali
perché nel corso della loro vita hanno sempre dovuto rapportarsi con i mezzi
informatici che, dall’inizio del nuovo millennio, sono diventati veramente alla portata
di tutti.
Le loro strategie di apprendimento sono molto diverse da quelle delle
generazioni precedenti. Essi sono definiti multitasking perché sono capaci di gestire con
sicurezza molti collegamenti ipertestuali. Questo tipo di abilità era fino a quel momento
una capacità che solo le eccellenze in alcune aree riuscivano a ottenere. Lo studio era
più meccanico, nozionistico ma anche analitico.
I ragazzi d’oggi, invece, sono abituati a gestire contemporaneamente centinaia di
informazioni e di connetterle fra loro mediante criteri logici. Se si osservano con
attenzione i social network, si nota, infatti, che continuamente vengono presentate
centinaia di informazioni e di notizie che gli utenti interconnettono con facilità tra loro
seguendo criteri logici.
I vantaggi della didattica digitale sono in definitiva:
Spostamento dell’asse didattico verso i bisogni dell’alunno grazie alla
promozione di un approccio attivo che metta in comunicazione il mondo
scolastico con quello reale;
Aumento della motivazione degli alunni che trovano nei mezzi tecnologici
mediatori adatti alle loro esigenze;
Facilità di collaborazione fra alunni, fra alunni e insegnanti e fra insegnanti.
“ questo proposito, bisogna citare l’utilità delle piattaforme didattiche come
EDMODO. Esse sono degli ambienti protetti in cui è possibile accedere solo se
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accreditati e hanno la struttura di un social network, ma non hanno la possibilità di
inviare e ricevere messaggi privati. In esse gli insegnanti possono caricare le consegne e
scrivere e gli alunni i loro lavori. I commenti e le correzioni sono visibili da tutti i
componenti della classe che possono farne tesoro.
Esiste anche la possibilità per gli insegnanti di aprire dei sondaggi tra gli alunni
per esempio Come hai trovato la lezione di oggi? , oppure Parteciperai alla visita al museo
di scienze naturali?
Le risposte a questi quesiti saranno un importante feedback per il docente che
potrà prendere spunto per la sua programmazione o, come nel caso della gita al museo,
avere un utile riscontro pratico.
Su queste piattaforme e su altri social, inoltre, è anche possibile creare gruppi di
insegnanti della stessa disciplina che hanno, così, la possibilità di scambiarsi idee e
materiali e di ampliare i loro orizzonti, allargando la loro equipe di lavoro e contattando
colleghi anche stranieri.
Documentazione del lavoro svolto. La documentazione di quanto realizzato con
gli alunni permette di tenere sotto controllo il percorso didattico e di analizzarne
le diverse fasi. In tal caso, torna molto utile anche l’uso della LIM lavagna
multimediale interattiva). Grazie alle lavagne multimediali gli insegnanti
possono salvare il lavoro svolto in classe e caricarlo in piattaforma. La lezione
potrà essere usata dagli alunni che hanno tempi più lunghi di apprendimento,
per ripassare i concetti poco chiari, ma anche per gli alunni assenti per malattia
per essere messi al corrente del lavoro svolto in classe.
Facilità di inclusione degli alunni con bisogni speciali.
3. Didattica digitale e bisogni educativi speciali
I dispositivi informatici si rivelano preziosi alleati per la didattica in ogni area
disciplinare e sono, inoltre, in grado di offrire supporto ai ragazzi con disabilità o
sviluppo atipico nella comunicazione. Grazie a questi sistemi applicativi, gli allievi
problematici hanno a disposizione strumenti compensativi in grado di facilitare il
percorso di studio e migliorare il confronto dei ragazzi con ricerche e compiti a casa.
Contenuti didattici interattivi, risorse web, libri e testi digitali sono consultabili in
qualunque momento e permettono agli allievi con bisogni speciali di individuare e
sviluppare al meglio potenzialità e capacità. Essi possono essere consultati
ripetutamente anche a casa agevolando gli studenti con tempi di apprendimento più
lunghi.
Le criticità affrontate sono state svariate: dal copiare dalla lavagna a imparare a
utilizzare lo spazio sul foglio, senza contare i tempi lunghissimi di esecuzione dei lavori
e gli errori negli elaborati in numero significativamente superiore alla media. Per
quanto riguarda le capacità di lettura, i problemi non riguardano solo la capacità di
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decifrare un testo, ma anche l’abilità di coglierne efficacemente il significato. I ragazzi si
rifiutano quindi di leggere, si muovono continuamente e mentre leggono avvicinavano
e allontanavano il libro. Si crea, insomma, un clima di ansia e tensione emotiva che si
ripercuote sullo loro autostima.
Tutti questi elementi, se non considerati con grande attenzione, potrebbero far
apparire l'alunno troppo frettoloso o lento, intelligente ma svogliato, distratto e
facilmente distraibile. Un alunno insomma, che non si impegna abbastanza o che
presenta grande discrepanza tra la sua intelligenza generale e le sue abilità specifiche,
che brilla nelle prove orali, ma fallisce in quelle scritte. Questi ragazzi hanno necessità
di continui incoraggiamenti perché hanno una bassa autostima.
L'introduzione delle nuove tecnologie ha sicuramente cambiato e sta cambiando
il metodo di insegnamento e l'approccio di questi alunni con la scuola. Fino a pochi anni
fa, anche in Italia, gli alunni con bisogni educativi speciali venivano allontanati dalla
classi; essi erano destinati a una didattica individualizzata guidata da un insegnante di
sostegno, che aveva cura di offrire gli strumenti compensativi, anche informatici, di cui
essi avevano bisogno. Adesso tutti studiano con le mappe, fanno ricerche, si servono del
libro digitale, disegnano e hanno a disposizione il raccoglitore di tutti i quaderni delle
discipline. Questo passaggio ha quindi permesso agli alunni con sviluppo cognitivo
atipico, che da subito hanno dimostrato una grande dimestichezza con la tecnologia, di
diventare "quelli che aiutano" e non "quelli da aiutare".
Oggi, in classe, gli alunni con special needs respirano un'aria rilassante e
rassicurante e soprattutto sono realmente inclusi nel gruppo. I metodi utilizzati
dall’insegnante, infatti, non sono validi solo per il loro potenziamento cognitivo, ma si
rivelano utilissimi per il miglioramento di tutta la classe, in quell’ottica inclusiva per la
quale l’eterogeneità degli ambienti formativi è fonte di arricchimento reciproco.
5. Rischi della didattica digitale
Abbiamo osservato quanto il digitale costituisca uno strumento potente a servizio di
alunni, insegnanti e altri addetti ai lavori. Come tutte le cose più utili e preziose, però,
esso non è immune da rischi.
Tra i più importanti ricordiamo:
saturazione cognitiva l’eccessivo carico di informazioni potrebbe disperdere le
energie dell’alunno e impedirgli di raggiungere l’obiettivo prefissato;
disattivazione cognitiva: se il mezzo informatico si sostituisce alle capacità
dell’uomo, potrebbe accadere che alcune abilità vengano perse o ridotte. È noto,
per esempio, che, da quando i giovani usano le calcolatrici, essi hanno ridotto
notevolmente le loro capacita di calcolo mentale.
Riduzione delle capacità di analisi: spesso il linguaggio dei media è molto
sintetico. Gli autori dei post sui social network cercano titoli e immagini che
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attraggono fortemente l’attenzione degli utenti ma spesso non discutono nel
dettaglio gli argomenti proposti e non invitano alla riflessione. Lo stesso difetto
potremmo riscontrare nelle lezioni di alcuni insegnanti che vogliono imporre il
loro modo di vedere le cose e non hanno come ambizione l’educazione del
pensiero degli studenti;
Riduzione delle capacità critiche: non sempre sanno discernere tra le notizie vere
e quelle false o analizzare i testi in modo critico. Essi sono così costretti a
muoversi con enormi difficoltà in un oceano di informazioni, talvolta
contrastanti, senza riuscire a far emergere le loro opinioni.
6. Il ruolo dell’insegnante e il flipped classroom
Nella didattica per competenze l’insegnante non è più il protagonista dell’azione
didattica, ma diventa solo un regista che crea situazioni, osserva, corregge, valuta ed è
un vero punto di riferimento per il gruppo classe.
I suoi principali incarichi sono:
1. Osservare il sistema classe;
2. Progettare con i colleghi le attività mirate all’acquisizione delle competenze.
Queste attività devono essere situazioni sfidanti, attinte dalla realtà;
3. Proporre le attività ai ragazzi e osservarli durante il lavoro, annotare le sue
riflessioni;
4. Fare in modo che gli alunni condividano con i compagni di classe quello che
hanno appreso e guidare questa condivisione, correggendo eventuali errori,
motivando e stimolando gli studenti;
5. Valutare l’acquisizione delle competenze. Prima dell’inizio delle attività
l’insegnante stabilisce i criteri di valutazione e stila una rubrica valutativa. La
valutazione deve tener conto, non solo dei risultati ottenuti, ma anche della
motivazione, dell’approccio alla situazione problema e della capacità di lavorare
in gruppo.
E’ necessario che il docente crei situazioni sfidanti ad hoc, in modo che ogni
alunno si senta coinvolto e possa apportare il suo personale contributo, in quell’ottica
inclusiva di cui la scuola e la società contemporanea non possono fare a meno. Questo
stesso atteggiamento è utile anche se si usano strumenti digitali. Un metodologia che
ben si adatta a questo approccio educativo è la flipped classroom (classe capovolta).
Gli alunni sono invitati a consultare autonomamente materiale on line a casa.
Esso costituisce il punto di partenza per la lezione successiva che si svolgerà in classe e
sarà opportunamente progettata dall’insegnante in modo da garantire un
apprendimento interattivo e cooperativo.
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Il materiale da consultare può essere costituito da video - lezioni, documentari, o
qualsiasi altro documento, anche solo testuale, presente in rete. Questa metodologia dà
la possibilità agli studenti di apprendere con i tempi e le strategie che sono loro più
congeniali e di fissare e rielaborare il sapere mediante le attività di classe.
Alla fine delle lezioni sarebbe importante la riflessione su quanto fatto e l’auto
valutazione da parte degli alunni. È indispensabile, in questa fase, anche l’analisi delle
fonti utilizzate. I ragazzi dovrebbero, infatti riuscire a valutare l’affidabilità delle fonti e
la veridicità delle notizie e di interpretare i testi e le immagini in modo critico.
Piattaforme come Edomodo possono costituire un utile mezzo per intraprendere
discussioni di questo genere o semplicemente per proporre ai ragazzi questionari di
autovalutazione.
7. Conclusioni
La didattica digitale è sicuramente adatta ai tempi che stiamo vivendo e alle nuove
strategie di apprendimento degli alunni.
Anche i ragazzi con bisogni educativi speciali possono trovare nella didattica
digitale un potente strumento che compensi le loro lacune. Essa, però, non è priva di
rischi che devono essere scongiurati da una progettazione attenta da parte
dell’insegnante. In particolare, bisognerebbe sviluppare negli alunni un forte senso
critico, indispensabile per valutare le informazioni e le fonti.
Parlando di competenza digitale, infatti, si parla di una realtà molto sfaccettata
che comprende non solo competenze pratiche o cognitive, ma anche critiche ed etiche.
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